In ricordo del Prof. Andrea Buondonno

Cala Gonone, Dorgali, 2009, Andrea nell'escursione preparatoria di una Giornata Internazionale del Suolo

Cala Gonone, Dorgali, 2009, Andrea nell’escursione preparatoria di una Giornata Internazionale del Suolo

 

Abbiamo avuto la fortuna e l’immenso piacere di collaborare per 15 anni con il Prof. Buondonno, nostro mentore ma soprattutto guida e amico. Le sue capacità professionali sono note a tutti, e a noi piace condividere il ricordo della persona buona e disponibile che era.

Il Prof. era un vulcano di idee, un fiume in piena, travolgente e inarrestabile. Era sempre arso dalla fiamma della conoscenza che condivideva con tutti, tesisti inclusi mostrando una rara ed infinita generosità. La Pedologia era la sua grande passione; a lezione gli studenti avevano sguardi rapiti con lui che non seguiva schemi prestabiliti e andava a ruota libera, rendendo entusiasmante anche gli argomenti più noiosi. Era un leader carismatico che non faceva mai sentire i suoi studenti o collaboratori in difetto o soggezione. Amava incondizionatamente i suoi studenti, dedicava loro molto tempo ed energie, convinto com’era che rappresentassero il futuro della disciplina e delle scienze in generale.

Durante la stesura delle nostre tesi di dottorato o nella redazione di progetti, piuttosto che nella scrittura di articoli, abbiamo spesso soggiornato a casa sua e insieme alla moglie sono sempre stati due impeccabili ospiti che ci facevano sentire come in famiglia. Mentre cucinava – lui si definiva un “alchimista” dei fornelli – ragionavamo sui suoi adorati suoli vulcanici, su ricette della cucina borbonica, su musica, cinema e tanto altro ancora. Era un uomo dotato di grande cultura che sapeva spaziare senza alcun problema da temi di natura prettamente scientifica a quelli più legati all’arte. Vi sarebbero mille aneddoti da raccontare e tra questi uno che lo inquadra bene è legato a ciò che spesso accadeva durante le “pause” nelle lunghe giornate passate, letteralmente, a lavorare gli uni affianco agli altri. Aveva la divertente abitudine di collegarsi a YouTube, piuttosto che prendere un vinile o un CD, e condividere la sua infinita e sconfinata passione per la musica. In quegli istanti, per noi di incommensurabile umanità e felicità, spaziava dalla musica classica al rock senza alcun problema e mentre la musica “girava” ti raccontava piccoli aneddoti su quella canzone piuttosto che su quel cantante. Quando poi si arrivava a certe canzoni lui si commuoveva mostrando la sua grande umanità senza remore o vergogne.

Nascondeva ai più i suoi mille talenti, tra cui la batteria che sapeva suonare abilmente e che teneva in casa mostrandola orgoglioso a noi pochi eletti.

Non si fermava mai, elaborava idee continuamente, come diceva lui “mi è venuto in mente mentre dormivo!”. Poi ci chiamava, noi e Renata (l’ultima arrivata nel gruppo) per aggiornarci e concludeva sempre dicendo “Sono molto contento di voi…siete delle belle persone”. Anche dopo aver scoperto che avrebbe dovuto combattere una dura battaglia, non si è perso d’animo e un giorno disse a Eleonora “Eli, finché non mollo io, non molla nessuno … nessuno”. Con Eleonora aveva l’abitudine di sentirsi due-tre volte al giorno; l’ultima chiamata era solitamente verso le dieci della sera dopo che entrambi avevano messo a nanna i loro adorati figli.

In uno degli ultimi sms scrisse “Cara Eli l’importante è dare precedenza alle priorità. La vita è una esperienza unica. Sprecare tempo è la cosa più stupida che un uomo possa fare”. Caro Prof. faremo nostro questo suo pensiero ogni singolo giorno della nostra vita. Grazie mille per averci donato la sua amicizia.

Ciao Prof.

Eleonora Grilli e Gian Franco Capra

 

 

Ho conosciuto Andrea Buondonno a Roma, alla fine degli anni ’90, in uno dei nostri tanti convegni. Ne avevo sentito parlare e di lui avevo letto l’abstract di un lavoro sulle zeoliti. Per me l’Università era di là da venire. Allora dirigente dell’Ente Autonomo del Flumendosa ero molto impegnato in un’attività complessa, l’analisi delle condizioni predisponenti il fenomeno dell’eutrofizzazione dei laghi artificiali Flumendosa e Mulargia. Tra le altre cose, il ruolo dell’erosione del suolo nell’apporto di fosforo, fattore limitante dei processi eutrofici, portato avanti con gli amici Giuliano Rodolfi e Camillo Zanchi, oltre ai miei Maestri Angelo Aru e Paolo Baldaccini. Oltre ad una ricerca  sulla dinamica idraulica in profili di suolo rappresentativi della condizione pedologica della Sardegna Meridionale, che venivano irrigati con reflui, con Alessandro Santini di Portici. Ma anche dei processi tecnologici per l’abbattimento del fosforo nei reflui.

Ricordo che, nel corso della serata, Andrea ed io non abbiamo fatto altro che parlare di queste ricerche e fu, ad un certo punto, che Andrea introdusse l’argomento zeoliti. Era dai tempi dell’Università che di zeoliti non avevo più sentito parlare. Mi colpì particolarmente la sua capacità di trattarne con estrema semplicità, rendendo facile anche a me comprenderne le cinetiche se attraversati da un mezzo liquido ricco di sali organici e inorganici. Concordammo subito sulla potenzialità di questi minerali come possibili accumulatori di sostanze azotate, sia nella fase depurativa di acque inquinate, sia come potenziale ammendante a lento rilascio. Ci salutammo, con l’impegno di riprendere un giorno l’argomento, di cui cominciai ad intravvedere possibili utilizzi particolarmente in aree caratterizzate da scarse disponibilità tecnologiche.
Nell’anno duemila il mio concorso per la cattedra di Pedologia al Corso di Laurea in Scienze Ambientali, nel quale per anni avevo tenuto il corso curricolare di Pedologia Applicata. Lasciavo in questo modo quello che per me era ormai diventato un troppo tranquillo posto di dirigente di una unità ambientale, con mezzi finanziari ed umani che, da quel momento in poi, avrei semplicemente sognato. Dovevo ricominciare da capo. Tra i primi contatti con i colleghi delle diverse Università, privilegiai quello con Andrea. Sostanzialmente, mi era rimasta in testa la potenzialità delle zeoliti in campi diversi. L’approccio altamente tecnologico seguito nelle ricerche che avevo coordinato all’Ente Flumendosa ormai apparteneva al mio passato. Riprendere argomenti quali il riuso dei reflui in agricoltura, su tipologie di suoli le più varie, imponeva la ricerca di processi a bassa tecnologia.
Andai a trovare Andrea, alche lui incardinato in un Corso di Laurea in Scienze Ambientali. Zeoliti in tutti i modi. Mancava poco che da grande gourmand, quale era, mi proponesse per cena qualche piatto a base di zeoliti, naturalmente accompagnato da un grande Taurasi, del quale era profondo estimatore.

Dopo molte discussioni in Facoltà di Scienze alla quale afferivo riuscii a strappare un posto di ricercatore. Gianfranco Capra, da poco abilitato Associato, vinse il concorso. Si creò da subito una forte sinergia a tre. Periodo molto intenso di lavoro, nel quale impostammo con Andrea e Gianfranco, che diventava sempre più bravo,  ricerche sulla genesi di suoli sui basalti nel distretto di Macomer. Ma il tarlo “zeoliti” continuava a devastare i nostri cervelli. Andrea ci suggerì un protocollo, da lui sperimentato in altri contesti, di miscele refluo/suolo. I risultati cominciarono a farsi interessanti, al punto che si introdusse anche l’elemento pianta. Centinaia di prove; migliaia di determinazioni analitiche. Linea telefonica Nuoro-Caserta sempre molto calda. E-mail con decine di tabelle che andavano e venivano tra i due capi del Tirreno.

Giunse un momento, agosto del 2004, in cui cominciò un lungo periodo di “distrazione” da parte mia, durato ben sette anni. Parlo di “distrazione” perché un incarico amministrativo-gestionale mi sottrasse tempo ed energie. Mantenni l’insegnamento, ma la ricerca diventò per me una chimera. Parlai con Andrea della necessità di seguire Gianfranco. Io rimanevo sempre un  riferimento, ma il vero tutoraggio passò interamente nelle mani di Andrea.
La mia funzione di amministratore portò qualche vantaggio al sistema Nuoro/Caserta. L’aver introdotto nello statuto dell’Ente Acque il compito di cooperazione internazionale consentì al nostro team di allargare gli orizzonti verso altri paesi. Senza fare l’elenco delle diverse attività di cooperazione, mi piace ricordare quella con l’Università Birzeit di Ramallah, Palestina. A seguito delle centinaia di prove con l’uso di miscele refluo/zeoliti, Andrea e Gianfranco misero a punto un protocollo sperimentale che il collega Ozzamo applicò con successo in serra. Si passava così dalla fase di laboratorio alla fase di campo. Gianfranco, Andrea e, in un’occasione, anche io visitammo il campo sperimentale. La competenza di Andrea fu importantissima nell’impostare e realizzare, per conto del Ministero degli Esteri, uno studio di fattibilità per una ricerca che avrebbe avuto protagonista un team internazionale giordano-palestinese-israeliano, con la supervisione italiana, nell’ambito della rete ONU EXACT, sintetizzato nel draft  MULTISTAGE USE OF ZEOLITES IN WWTPS AND AS SOIL AMENDMENT IN HIGH DROUGHT-RISK AGRICULTURAL AREAS, che presentai ad Oslo nel dicembre 2010. L’Italia, che con questo progetto era riuscita a far cooperare i tre Paesi, che firmarono il protocollo nel novembre 2010, inopinatamente si ritirò, e mancò così l’opportunità di una ricerca nella quale le zeoliti avrebbero contribuito fortemente al risparmio idrico in zone siccitose.
Tanti altri episodi hanno caratterizzato la sincera amicizia che si è creata con Andrea e tra la sua e la mia famiglia. Abilissimo cuoco ebbe campo libero da mia moglie, abilissima cuoca, nella preparazione di un piatto napoletano per una cena nella mia casa a Cagliari. Io scelsi i vini, compreso quello per il piatto napoletano. Ebbi i suoi complimenti.
Riposa in pace, Caro Amico Andrea!

Sergio Vacca

 

“I tre moschettieri”. Da sinistra Eleonora Grilli, Andrea Buondonno e Renata Vigliotti. Novembre 2018. DiSTABiF, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Caserta.

“I tre moschettieri”. Da sinistra Eleonora Grilli, Andrea Buondonno e Renata Vigliotti. Novembre 2018. DiSTABiF, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Caserta.

 

Sofia, 2007, foto ricordo, nella sede dell'Accademia delle Scienze della Bulgaria, in occasione della Laurea Honoris Causa in Scienza del Suolo conferita al professore Sergio Vacca.

Sofia, 2007, foto ricordo, nella sede dell’Accademia delle Scienze della Bulgaria, in occasione della Laurea Honoris Causa in Scienza del Suolo conferita al professore Sergio Vacca.

Gian Franco Capra e Andrea Buondonno. Incontri Pedologici Italiani X Edizione 2009, Dorgali-Cala Gonone (Nuoro).

Gian Franco Capra e Andrea Buondonno. Incontri Pedologici Italiani X Edizione 2009, Dorgali-Cala Gonone (Nuoro).